LA STORIA, I TERMINI, GLI STILI

 

In questa pagina cercheremo di spiegarvi, in maniera concisa e speriamo esauriente, come si è sviluppato il genere Dixieland, indicandone le basi culturali e l'ambiente in cui è nato, cercando poi di caratterizzarne brevemente lo stile.
 
 

Indice dei Contenuti:
 


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LA PAROLA "DIXIELAND"

 

Alla fine del 1800 una banca di New Orleans emise un biglietto da 10 dollari sul quale compariva la scritta dix. Successivamente, alludendo a New Orleans, allo stato della Louisiana e in generale a tutto il Sud degli Stati Uniti si utilizzò la parola Dixieland, in italiano la terra del dix. Nacque così un termine che presto designò anche uno stile musicale jazz ben distinto, originario del Sud degli Stati Uniti.

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LA NASCITA DEL JAZZ

 

L'esodo dei neri dalle campagne verso le maggiori città del Sud e del Nord degli Stati Uniti ebbe come immediato risultato quello di aumentarne considerevolmente la popolazione, e, con un processo più lento, di modificarne i costumi e la cultura. Si può affermare pertanto che il jazz, così come oggi lo concepiamo, nacque in seguito a questa forzata migrazione di grande portata storico-sociale.

Tra le città che a questo riguardo rivestirono un ruolo fondamentale vi fu New Orleans, sebbene sarebbe sbagliato pensare che il primo jazz si diffuse soltanto lì. Molti grandi musicisti sono infatti nati in altre città degli Stati Uniti: Duke Fllington nacque a Washington, Fletcher Henderson a Cuthbert in Georgia, William Christopher Handy a Florence nell'Alabama. Tuttavia New Orleans diede i natali ai primi grandi solisti del jazz: Joe King Oliver, Louis Armstrong, Sidney Bechet e moltissimi altri, che, in una fase successiva, si videro costretti a emigrare in varie città statunitensi ma soprattutto a Chicago e a New York; queste due città ebbero il merito di diffondere e consacrare definitivamente in pochi anni il jazz come prima grande, originale espressione di musica americana.

Nei primi decenni del 1900 si affermarono il blues, lo stile New Orleans ad opera dei neri, e lo stile Dixieland ad opera dei bianchi, che vissero a New Orleans a stretto contatto con i creatori della musica afroamericana. Inizierà così un lungo e costante scambio che influenzerà entrambe le culture: quella afroamericana sempre più levigata dai costumi, dalla logica costruttiva formale e dalla propensione melodica europea; quella europea sempre più conscia dell'assoluta novità del fresco e innovativo linguaggio ritmico-melodico afroamericano e della naturale pratica improvvisativa che sarà del jazz un aspetto fondamentale, anche se non l'unico.

Da sottolineare che gli scambi e le reciproche influenze tra le due culture in questo periodo e per lungo tempo non saranno mai alla pari. Una vera coscienza creativa e istituita del popolo afroamericano avverrà solo quando il razzismo e le discriminazioni razziali sfoceranno in gravi conflitti sociali e i neri sentiranno il bisogno di affermare se stessi come identità disgiunta dalla popolazione bianca.

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NEW ORLEANS


Nel 1803 la Francia di Napoleone vendette la Louisiana all'America del Nord. In breve tempo la città di New Orleans situata sul delta del Mississippi conobbe uno sviluppo demografico ed economico straordinari. Si insediarono numerose e disparate culture: da quella africana formata da varie tribù, ai creoli che rappresentavano una particolare e più rispettata compagine di colore nata dai padroni bianchi francesi uniti alle schiave nere. Anche la comunità europea aumentò sempre più, e comprendeva spagnoli, italiani, francesi, portoghesi, inglesi, ecc. Ognuna di queste culture portò la propria esperienza e la propria tradizione orale e colta. Storiche si possono definire le cerimonie funebri della popolazione di colore, le formazioni bandistiche europee, la musica nei battelli a vapore, i balli, le parate nelle strade delle prime brass band, le cerimonie di Congo Square.

Molti musicisti neri non sapevano leggere lo spartito e quindi si lasciavano trasportare dalle emozioni parafrasando i temi spiritual come il celebre When the Saints Go Marchin' in. Più raffinatamente i creoli, che conoscevano la musica scritta, eseguivano a New Orleans ragtime e musiche bandistiche europee dei bianchi francesi, inglesi, italiani ecc. La vita musicale in questo eccezionale mix di culture crebbe in un'insolita e cosmopolita libertà di espressione fino al 1894, anno in cui iniziò la discriminazione tra le razze. I creoli, che precedentemente godevano di maggiori diritti, si ritrovarono confinati nella uptown insieme alla comunità nera. In questo modo i neri familiarizzarono ancor più con la musica europea appresa dai creoli che, viceversa, furono influenzati dal blues e dallo spiritual neri.

Il brano New Orleans Function inciso successivamente da Louis Armstrong descrive in modo esemplare una cerimonia funebre tipica che si teneva nella uptown. Arriviamo così al 1900 che vede la nascita delle prime vere formazioni originali in una New Orleans sempre più viva, mondana, capace di ospitare musica in ogni luogo all'aperto e successivamente nei locali del mitico quartiere a luci rosse: Storyville. L'improvvisazione in questo periodo prende forma in modo tangibile sebbene sia importante non considerarla come semplice rielaborazione del tema e darle merito di reinvenzione timbrica, melodica ed espressiva del materiale sonoro. Infatti, qualsiasi idea musicale potrebbe essere reinventata in stile New Orleans con le tipiche sonorità che fanno della musica afroamericana un mirabile incontro tra arte popolare e colta. Nel 1917 i locali di Storyville dovettero chiudere per un'ordinanza governativa. Questo evento avvenuto contemporaneamente allo scoppio della prima guerra mondiale che spinse molte persone a cercare lavoro presso l'industria bellica presente a Chicago, costrinse i musicisti della città del Delta a seguire in massa l'esempio di altri famosi colleghi già emigrati precedentemente verso nord come Jelly Roll Morton, Freddie Keppard e molti altri. Se il ragtime e il blues si erano già diffusi in tutti gli Stati Uniti attraverso i minstrels show; le pianole e gli spartiti, il jazz di New Orleans dilagò ora in tutte le città dell'America e ne influenzò i costumi locali. Negli anni Venti grandi solisti e gruppi ormai stabili a Chicago, a New York e in altre città spesso ricorderanno le atmosfere cosmopolite della New Orleans dei primi anni del secolo mirabilmente descritte in alcune storiche composizioni tra cui Basin Street Blues, Royal Garden Blues di Spencer Williams.

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GLI STILI NEW ORLEANS E DIXIELAND

 

Fin dai primi anni del secolo gli strumenti dello stile New Orleans dei neri e dello stile Dixieland dei bianchi comprendono una front line di fiati formata da una o due cornette, un trombone e un clarinetto, più una sezione ritmica composta da: basso tuba o sousaphone o contrabbasso, chitarra o banjo e batteria. Ognuno di questi strumenti ha un ruolo ben preciso: la sezione ritmica ha il compito di accompagnare la sezione melodica con il ritmo costante della batteria, con i poderosi bassi del tuba o contrabbasso e con gli accordi del banjo o della chitarra. La sezione melodica, invece, svolge un intreccio polifonico più complesso: la tromba o la cornetta conducono il tema, che può risultare costantemente variato dall'abilità e dalla fantasia dell'esecutore; talvolta veniva aggiunto un violino che ne raddoppiava la parte.

Il clarinetto risponde con una sorta di controcanto spesso irriverente e ironico utilizzando trilli, note blues e suoni growl cioè suoni rauchi, che si ottengono soffiando e parlando contemporaneamente dentro allo strumento. Il trombone a tiro utilizza spesso lo stile denominato tailgate ovvero un insieme di glissandi e di suoni rauchi che equilibrano, nei toni medio-bassi, l'acuta sonorità del duo tromba-clarinetto, facendo percepire chiaramente con suoni e frasi più lunghe i semplici cambi di accordo della sezione ritmica. Il tutto viene eseguito senza lo spartito, improvvisando. Gli aspetti più difficili da ottenere risultano l'affiatamento polifonico, l'energia, lo swing; tuttavia i musicisti impegnati nella polifonia improvvisata devono anche affrontare l'arduo compito di non raddoppiare vicendevolmente le note degli accordi. Ne risulterebbe una limitata polifonia improvvisata.

Alle originali formazioni New Orleans e Dixieland si aggiungeranno negli anni Venti a Chicago e a New York nuovi strumenti come il sassofono e il pianoforte che arricchiranno ulteriormente la sezione ritmica e melodica. Lo stile suonato dai musicisti bianchi di New Orleans venne denominato Dixieland per distinguerlo dallo stile New Orleans suonato dai neri. Il Dixieland dei bianchi risulterà più raffinato, viste le doti dei musicisti tecnicamente più preparati, e maggiormente arrangiato, ovvero con parti e talvolta assoli scritti. Risulterà una musica più influenzata dal ragtime e dalle bande europee rispetto allo stile New Orleans, che, invece, riprendendo i modelli espressivi vocali delle radici afroamericane, si rivelerà più spontaneo, imprevedibile e creativo.

Fin dalle prime formazioni Dixieland bianche l'arrangiamento acquista fondamentale importanza e diventa uno degli elementi di contrapposizione con lo stile New Orleans creato dai neri in forma totalmente improvvisata. Con le prime orchestre swing, da Duke Ellington a Fletcher Henderson fino alle formazioni jazz contemporanee, l'arrangiamento determina e può stravolgere l'elemento tematico reinventandolo nei molteplici aspetti musicali.

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Bibl.: Atlante della Storia del Jazz, di M. Passetto, ed Demetra